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Il feudalesimo si basava sulla proprietà latifondista, su sovranità multiple territoriali non sempre coese tra di loro e sullo sfruttamento dei contadini che con il loro lavoro dovevano pagare la propria sussistenza. Sembra un’epoca lontana, soltanto se diamo una scorta a una modernità che ha imposto la democrazia, le nazioni, il sindacalismo e forme associazionistiche di lotta nei confronti delle proprietà industriali e terriere. Eppure la svolta digitale del capitalismo, che ormai non è più new economy ma l’unico modo effettivo di creare profitto, sembra alludere ad una svolta post-imperialista del mondo contemporaneo: ciò si traduce, in qualche modo, in un ritorno occulto di forme feudali di economia e di società. Il potere viene diffuso in centri delegati al funzionamento del meccanismo accumulativo, mentre d’altro canto la maggioranza vive in uno stato di povertà crescente e di asservimento. Questi centri si fondano sul possesso di meta-server sempre più dispendiosi e mastodontici e sono uno degli elementi di un sistema macroscopico del quale risulta difficile individuare il monarca. Il dilemma si profila immediatamente laddove questo sistema deve funzionare attraverso un numero crescente di consumatori e quindi deve comunque poggiare su un’economia di tipo tradizionale, e laddove le risorse globali si stanno esaurendo (dai minerali “rari” agli idrocarburi), mentre non si profila sullo sfondo alcuno scenario nuovo che allontani l’età oscura.
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