Timidamente e indirettamente feci pervenire a Boris Pahor lo scritto che segue. Dopo qualche settimana ricevetti una sua telefonata che sottolineava come fosse stato colpito dal modo in cui avevo affrontato la tematica del corpo e da come l’avevo messa in evidenza, citandomi un ragionamento di Eco di quegli stessi giorni. Considero tale telefonata (avvenuta il 21 febbraio del 2008) come un avvallo, o comunque un’approvazione alla pubblicazione dell’articolo, soprattutto perché nella breve prefazione che gli allegai dissi che se non gli fosse piaciuto lo scritto, poteva stracciarlo; in caso contrario poteva telefonarmi.