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Il contributo della Chiesa Ortodossa alla realizzazione della pace, della giustizia, della libertà, della fraternità e dell’amore tra i popoli e l’eliminazione delle discriminazioni razziali e di ogni altro tipo.
“Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv. 3,16). La Chiesa di Cristo vive “nel mondo”, ma non è “del mondo” (cfr. Gv. 17, 11 e 14-15). La Chiesa, quale Corpo del Logos incarnato di Dio (Giovanni Crisostomo, Omelia prima dell’esilio, 2 PG 52, 429) è la “presenza” vivente, il segno e l’immagine del Regno del Dio Trino nella storia, che annuncia la buona novella di “una nuova creazione” (2 Cor. 5,17), “cieli nuovi e una nuova terra, nei quali abita la giustizia” (2 Pt. 3,13). Un mondo, nel quale Dio “asciugherà ogni lacrima dagli occhi [degli uomini] e non vi sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno” (Ap. 21, 4-5).
La Chiesa vive e gusta questa attesa, in particolare ogni volta che celebra la Divina Eucarestia, riunendo “insieme” (1 Cor. 11,17) i figli dispersi di Dio (Gv. 11,52) in un solo corpo, senza distinzione di razza, di sesso, di età, di stato sociale o altro, là dove “non vi è né Giudeo né Greco, né servo né libero, né più uomo né donna” (Gal. 3,28, cfr. Col. 3,11), in un mondo di riconciliazione, pace e amore.
La Chiesa pregusta questa “nuova creazione”, del mondo trasfigurato, anche nei volti dei suoi Santi, i quali attraverso la loro ascesi e virtù sono divenuti in questa vita, icone del Regno di Dio, dimostrando e assicurando in questo modo, che l’attesa di un mondo di pace, giustizia e amore, non è utopia, ma “fondamento di ciò che si spera” (Ebr. 11,1), possibile con la grazia di Dio e la lotta spirituale dell’uomo.