1909
Simone Weil nasce a Parigi il 3 febbraio. Il padre, di origine francese, è medico e, benché di famiglia ebraica osservante, ha posizioni agnostiche o atee; la madre, anch'essa di famiglia ebraica, ma di origini russe, non è osservante. La sua era una ricca famiglia di artisti e musicisti, Mme Weil stessa era un'ottima cantante e in grado di suonare il pianoforte a buon livello. Il fratello André, cui era molto affezionata, è di poco più grande e sarà uno dei grandi matematici del '900. La famiglia è benestante e affettuosa, molto unita. I figli riceveranno una buona educazione, anche se severa.
Simone era una bambina gracile che nei primi anni di vita faceva temere per la sua sorte; con la crescita mostra invece grande vivacità e interesse per il mondo.
Intorno ai 7 anni Mme Weil si rallegra per “il suo superbo sviluppo fisico”.
1919-1921
Studia al liceo Fénelon con ottimi risultati in lettere e matematica, mentre le attività pratiche risentono di una scarsa manualità, che la caratterizzerà per tutta la vita e alla cui origine sta un difetto di circolazione che le renderà le mani sempre gonfie e maldestre.
A dieci anni si dichiara bolscevica e vicina ai gruppi rivoluzionari. È scandalizzata dal comportamento della Francia nei trattati di Versailles.
1923
Carattere profondo e sensibile, attraversa una crisi di sconforto che la porta vicina al suicidio. In questo periodo si convince che il regno della verità le sarebbe rimasto precluso e che avrebbe preferito la morte piuttosto che subire quella sorte. Questo stato di prostrazione le era indotto dal confronto col fratello André rispetto al quale era convinta di essere irrimediabilmente inferiore. Fortunatamente riesce a superare questo stato poiché scopre che lo sforzo dell'attenzione risarcisce anche la persona comune che sinceramente vuole la verità.
1924
Al liceo Victor Duruy segue le lezioni del filosofo Le Senne. Si interessa di religione, ma specialmente di politica. A giugno supera il baccalaureato e si iscrive al liceo Henri IV per preparare l'ammissione alla all’École Normale.
1925-1928
In questi tre anni studia sotto la direzione di Émile Chartier, detto Alain, che segnerà profondamente il suo pensiero. Di questo periodo ci rimangono diverse esercitazioni di filosofia dedicate a Cartesio, Kant, Platone e Spinoza. Del 1926 è l'ampio saggio tutt'ora inedito Le beau et le bien.
Il suo atteggiamento interiore è di un partecipato senso panteistico venato di misticismo, ma pure da una vicinanza al cristianesimo. Conosce Simone Pétrement cui si lega di amicizia e che sarà in seguito la sua più importante biografa.
Collabora a corsi di educazione sociale in una scuola popolare organizzata dagli allievi di Alain.
1928-1931
Nel 1928 si classifica prima all’esame di ammissione presso l’École Normale Supérieure assieme a Simone de Beauvoir, che arrivò seconda. Interessata al movimento operaio e al sindacato, si avvicina al Marxismo, del quale rifiuta però il totalitarismo. Ospita per un breve periodo Trotzkij ed è vicina alle correnti anarchiche.
Sviluppa interesse per la filosofia politica e soprattutto per le tematiche legate al lavoro e alla condizione operaia. Gli articoli comparsi sulla rivista di Alain “Libres propos”, come De la perception e Du temps del 1929, testimoniano gli orientamenti di Simone Weil.
Nel 1930 ottiene il diploma di studi superiori con una tesi su Science et perception dans Descartes dove polemizza con le scienze esatte a favore di un sapere basato su immaginazione e intuizione.
Alla fine del 1930 cominciano i mal di testa che segneranno pesantemente la vita di Simone fino alla fine dei suoi giorni.
Nel giugno del 1931 le è assegnata la cattedra di filosofia al liceo di Le Puy, ove intrattiene buonissimi rapporti con le alunne, ma pessimi con le autorità scolastiche a causa delle sue idee e delle attività sindacali in cui era coinvolta.
1931-1932
Entra in contatto con il sindacalismo rivoluzionario de “La Révolution proletarienne” e del “Cri de peuple” nelle persone di Louzon e Pierre Monatte, radiato nel '24 dal partito comunista assieme a Borsi Souvarine per l'opposizione alla bolscevizzazione del partito. Scrive su “L'Effort”, giornale del sindacato autonomo. In questo periodo sostiene che in momenti di grave crisi economica la lotta di classe sia controproducente. Nel dicembre è alla testa del movimento dei disoccupati che le attirerà aspre critiche da parte della stampa e il tentativo di allontanarla dal liceo. Risponde a questi attacchi con un duro articolo dal titolo Une survivance du régime des castes. In luglio esce su “L'Effort” una dura critica a Stalin e poco dopo su “Libres propos” un elogio di Trotzkij.
1932-1933
In estate Simone fa un viaggio in Germania per capire quale sia la situazione politica e sociale dei tedeschi.
Insegnamento ad Auxerre, dove soffre dell'ostilità dei colleghi, ma anche delle allieve, meno ricettive di quelle di Le Puy. In ogni caso i rapporti con le classi sono buoni.
In “La Révolution proletarienne” e “Libres propos” escono due lunghi articoli sulla situazione tedesca con cui prende di mira la politica fallimentare del partito comunista nei confronti dell'ascesa dell'hitlerismo.
Dopo l'avvento al potere di Hitler nel marzo 1933, Simone ospiterà molti compagni per sottrarli alle persecuzioni.
1933-1934
Alla fine dell'estate “La Révolution proletarienne” pubblica il suo articolo Perspectives in cui ricapitola e approfondisce la riflessione sul fallimento della rivoluzione russa, sulla disfatta del movimento operaio in Germania e sulla drammatica crisi di quello francese.
Dal 23 al 29 settembre partecipa a Parigi al VII congresso della C.G.T.U., come esponente della minoranza guidata da Monatte, senza riuscire a prendere la parola.
In ottobre inizia l'insegnamento a Roanne e grazie alla vicinanza a Saint-Étienne riprende i contatti con il sindacalismo di Thèvenon. Si conquista l'affetto dei minatori di La Ricamarie e tiene una serie di conferenze-dibattito sul marxismo.
Tra la fine del '33 e l'inizio del '34 si definisce la sua posizione nei confronti del marxismo e dell'URSS, una fase la cui conclusione è testimoniata da una lettera alla Pétrement in cui sostiene ormai di volersi ritirare dalla vita politica attiva.
Le riflessioni che la inducono a questa sofferta decisione si ritrovano nel saggio Réflexions sur les causes de la liberté et de l'oppression sociale. Questo doveva essere “il suo testamento” come ironicamente lo chiamava, prima di iniziare l'esperienza della fabbrica.
1934-1935
Comincia l'anno in fabbrica alla Alsthom per interessamento di Souvarine: esperienza che la cambierà nel profondo. Lavora alle presse riuscendo per lo più inadeguata al lavoro e alle richieste dei capi. In seguito viene assunta alla Renault dopo il licenziamento alla Alsthom; lavora alla fresa, dapprima con una certa soddisfazione, ma poi con un sempre crescente senso di oppressione e schiavizzazione. Attraverso l'abbrutimento, la cessazione dei pensieri e in una condizione prossima all'animalità ritrova un senso della propria dignità del tutto interiore. Distribuisce gran parte del suo salario ai lavoratori disoccupati. L'esperienza estrema della fabbrica, che aveva messo a dura prova la sua spiritualità e la sua salute, verrà affidata ad un diario e ad alcune lettere che furono raccolte e pubblicate postume nel 1951 in La condition ouvrière.
1935-1936
Viaggia con i genitori in Spagna e Portogallo dove assiste a dei riti popolari di ispirazione cristiana. In questa occasione nasce una più stretta adesione al cristianesimo quale “religione degli schiavi”.
Quarto anno di insegnamento a Bourges. Nel programma di studi fa riferimento ad autori come Saint-Exupéry, Valéry, Claudel e altri.
In dicembre visita la fonderia dell'ingegnere Bernard presso Rosières. Gli offre una collaborazione per istituire rapporti più stretti e organici tra operai e dirigenti. La collaborazione le viene rifiutata in quanto ritenuta destabilizzante per la fabbrica. Le idee rivoluzionarie vengono definitivamente abbandonate a favore di una visione centrata sulla sintesi tra collaborazione e subordinazione.
In maggio scrive per “Entre nous” due articoli, Antigone ed Elettra per spiegare i grandi testi greci agli operai.
In giugno scrive una lettera piena di entusiasmo a Bernard per lo sciopero generale degli operai. Questa lettera segnerà l'inizio della fine dell'intesa e della collaborazione con l'ingegnere.
1936-1937
Scoppio della guerra civile spagnola. L'8 agosto passa la frontiera come corrispondente di guerra. Si arruola nella milizia internazionale di Durruti presso Saragozza. Il 17 e 18 agosto partecipa a delle missioni di guerriglia. Il 19 si brucia una gamba con l'olio bollente ed è costretta a rientrare in patria per curarsi a causa della gravità della ferita.
A causa dell'infortunio, dei forti mal di testa e dello stato di salute generale non ottimale, ottiene la sospensione dall'insegnamento per un anno.
In dicembre, su incarico della C.G.T., visita alcune fabbriche, rilevando un miglioramento nelle condizioni di lavoro. Sviluppa in questo periodo delle idee per superare concretamente il taylorismo attraverso l'idea di cogestione della fabbrica da parte di due poteri: quello della dirigenza e quello sindacale che rappresenta gli operai. Dopo l'esperienza della guerra spagnola il suo pacifismo è orientato a delle scelte strategiche e di opportunità nella situazione internazionale che era caratterizzata da equilibri instabili. La guerra era un pericolo per l'emancipazione della classe operaia e non un male per principio. L'uso mitologico di parole come patria, nazione, sacrificio, capitalismo e di molti altri “ismi” inducono le sue riflessioni a discernere con la massima precisione l'ambito immaginario da quello reale. Il saggio Ne recommençons pas la guerre de Troie è il sedimento di questo periodo, in cui si avverte la necessità di mettere in evidenza l'essenza del conflitto al di là dello strato immaginario che lo alimenta.
All'inizio di marzo è a Montana per curare i mal di testa. Qui conosce Jean Posternak, uno studente, con cui condivide la passione per la musica e con cui resterà in contatto anche in seguito.
Il 23 aprile parte alla volta dell'Italia: fa tappa a Milano, Bologna, Ferrara, Ravenna, Firenze, Perugia, Roma. Si risveglia il piacere per l'arte in ogni sua forma tanto che al ritorno in Francia tenterà la scultura e riprenderà l'antica passione per la poesia. La tappa più importante di questo viaggio, stando alle sue stesse parole, è Assisi, dove nella cappelletta di S. Maria degli Angeli ha una prima esperienza religiosa che in seguito testimonierà a padre Perrin.
1937-1938
Il 23 giugno il governo Blum si dimette segnando anche la fine del Fronte Popolare. La grave situazione della Francia induce la Weil ad un approfondimento di alcune tematiche. Di questo periodo è l'articolo Méditation sur l'obéissance et la liberté in cui mette in discussione la priorità delle categorie economiche quale strumento per la comprensione della società. Si addensano le riflessioni sul concetto di forza e sulla situazione di schiavitù ad essa connessa.
Riprende l'insegnamento a St-Quentin, una città operaia. A novembre è ad Amsterdam dove può ammirare i capolavori di Rembrandt.
Nel '38 i mal di testa si fanno insopportabili tanto da costringerla ad abbandonare per sempre l'insegnamento.
Partecipa attivamente alle iniziative del gruppo raccoltosi intorno a Detouf, amministratore della Alsthom, su questioni relative al lavoro, al riformismo e all'emancipazione sociale in generale. La critica nei confronti di Marx si approfondisce auspicando una ripresa del socialismo anarchico di Proudhon.
Il 12 marzo Hitler invade l'Austria e il 23 Simone firma un appello, con ogni probabilità redatto da lei stessa, che auspica un'immediata negoziazione con la Germania per scongiurare la guerra.
Nello stesso anno trascorre 10 giorni a Solesmes partecipando a tutti gli uffici legati ai riti della Passione, tormentata da incessanti e fortissimi mal di testa. La partecipazione ai riti e la bellezza dei canti gregoriani le “permettevano di uscire da questa miserabile carne, di lasciarla soffrire da sola, cacciata in un angolo e di trovare gioia pura e perfetta nella bellezza indicibile del canto e delle parole”. In questa occasione conosce un giovane, che chiama angel boy, che le fa conoscere i poeti metafisici. Tra essi ricoprirà eccezionale importanza la poesia Love di George Herbert che recita spesso nei momenti di maggiore sofferenza fisica.
Secondo viaggio in Italia che le permette di visitare anche Venezia da cui scriverà una lunga lettera piena di ammirazione a George Bernanos, che, benché si fosse trovato sul fronte opposto al suo in Spagna, a suo avviso, era l'unico ad aver colto gli orrori della guerra, di una guerra che ben presto si era trasformata in conflitto tra potenze straniere.
Ritorna a Parigi il 14 agosto.
1938-1939
Accordo di Monaco in settembre che sembra differire nel tempo lo scoppio della guerra. L'umiliazione subita dalla Francia ingigantisce ed esaspera il nazionalismo dei francesi.
A metà novembre un'esperienza mistica cambierà completamente il corso della sua vita. Mentre recita Love avrà il primo reale incontro col Cristo. Di questa esperienza farà parola solo nel '42 in due lettere inviate a Padre Perrin e a Joë Bousquet. Riferisce di aver recitato dapprima questo testo come una semplice poesia e che, senza accorgersene, era diventata una preghiera. “È durante una di queste recite che Cristo stesso è sceso e mi ha presa. Nei miei ragionamenti sull'insolubilità del problema di Dio non avevo previsto questa possibilità, di un contatto reale, da persona a persona, quaggiù, tra un essere umano e Dio. Avevo vagamente sentito parlare di cose simili, ma non ci avevo mai creduto”. Di tenore simile anche la seconda lettera, in cui Simone accentua maggiormente la sua estraneità culturale a manifestazioni ed esperienze del genere; questo fatto, ai suoi stessi occhi, fornisce una garanzia in più della genuinità delle sue esperienze: “una presenza più personale, più certa , più reale di quella di un essere umano, inaccessibile ai sensi e all'immaginazione, analogo all'amore che traspare attraverso il più tenero sorriso di un essere amato”.
Intense e varie letture contraddistinguono questo periodo. Dalla letteratura alla poesia, all'approfondimento delle religioni, senza abbandonare le questioni che l'hanno accompagnata fino a quel momento.
Ovidio, Giovenale, Plauto, ma anche Omero, Agrippa e poi i testi sacri ebraici e quelli indiani, la tragedia greca, sono solo alcuni degli interessi che la occupano.
Il 15 marzo del '39 i tedeschi entrano a Praga. È consapevole che una guerra, qualsiasi potesse essere il suo esito, avrebbe decretato la scomparsa dell'Europa. Il regime hitleriano è paragonato all'impero romano, uno dei momenti più funesti della storia dell'uomo.
Vacanze a Nizza con i genitori, dove il 3 settembre vi è la dichiarazione di guerra. I Weil rientrano immediatamente a Parigi.
1939-1940
Di fronte all'avanzata nazista, ogni riflessione sull'opportunità del pacifismo diviene per Simone insensata. Si tratta ora di intervenire con ogni mezzo a salvaguardia della dignità e della libertà dell'Europa. L'abbandono di ogni remora viene espressa nel saggio Quelques reflexions sur les origines de l'hitlérisme, la prima parte del quale appare sui “Nouveaux Cahiers” del gennaio 1940, mentre la seconda parte sarà bloccata dalla censura. Vi compare una riflessione sul rapporto tra forza e prestigio da una parte e il concetto di Nazione sottomessa ad uno stato burocratico e militare. In questo Hitler non inventa nulla di nuovo. I precedenti sono l'Impero romano, Napoleone e Luigi XIV.
Presenta alle autorità militari due progetti a cui avrebbe voluto assolutamente partecipare: paracadutare in Cecoslovacchia delle truppe e l'istituzione di un corpo di infermiere di prima linea per soccorrere sul campo i feriti.
Il 1939 la vede anche impegnata in uno studio sistematico dell'Iliade. Il saggio L'Iliade o il poema della forza raccoglie gli sforzi di questo periodo e la lunga frequentazione degli stessi temi avvenuta negli anni precedenti.
Impara l'assiro per studiare dall'originale i testi degli Assiro-Babilonesi.
In dicembre il fratello André viene arrestato in Finlandia con l'accusa, del tutto insussistente, di spionaggio a favore dei Russi. Simone, incontrandolo regolarmente a Rouen, riprende le sue riflessioni sulla Grecia.
È in profondo disaccordo con Nietzsche che, a suo avviso, ha voluto artificialmente separare Apollo da Dioniso e non ha riconosciuto il fatto che vi è una chiara sovrapponibilità tra le figure di Dioniso, Osiride e Cristo, le divinità che accompagnano l'uomo nella sofferenza e nel perfezionamento morale.
In questo periodo l'attenzione di Simone si sposta sempre più dal presente ad un lontano passato, depositario di una verità e di un bene al momento perduti.
Il 10 maggio i tedeschi iniziano i combattimenti e il 13 giugno, il giorno prima della loro entrata a Parigi, dopo una strenua resistenza, è convinta a partire coi genitori. Il 1939 è l'anno del pentimento e del rifiuto completo del pacifismo.
I Weil vanno dapprima a Tolosa e quindi a Marsiglia con il progetto di lasciare la Francia.
Il pensiero continuo della Weil sarà quello di raggiungere la resistenza in Inghilterra.
1940-1941
A Marsiglia, da Parigi, riceve i suoi libri e i manoscritti. Inizia la collaborazione con i “Cahiers du Sud” diretti da Ballard. Pubblica con lo pseudonimo di Émile Novis il saggio sull'Iliade. Conosce Lanza del Vasto e altri intellettuali che la introducono negli ambienti cattolici di Marsiglia. Ritrova René Daumal che le dà una grammatica sanscrita e le Bagavad-Gita in lingua originale. Studia il sanscrito e assieme allo stesso Daumal affronta le Upanisad.
Attraverso Ballard conosce il pensiero cataro e manicheo, che assieme a quello gnostico considera come le correnti che costituirono il cristianesimo genuino, non toccato dal cesaro-papismo. Ammira Deodat Roche per il lavoro sui Catari con cui tiene una corrispondenza epistolare.
Sui “Cahiers du Sud” pubblica diversi articoli centrati sui rapporti tra ebraismo, grecità e cristianesimo. Platone viene considerato una sintesi di correnti misteriche che affondano la loro origine in un passato remoto. La concezione filosofica approda alla convinzione che occorre abbandonare le filosofie sistematiche che tentano di porre la verità delle proprie idee, mentre è necessario prediligere quelle filosofie che fanno “un inventario delle idee”. La filosofia che cerca di lasciare sussistere le contraddizioni, senza eliminarle a favore del sistema è in un certo senso la filosofia eterna ed immutabile. Eliminare le contraddizioni equivale a mentire.
Assume in questo periodo una posizione critica nei confronti della letteratura, spesso fonte di arbitrio dell'immaginazione.
Mette in cantiere un'ampia ricerca sulla scienza da cui prende corpo solo un primo testo pubblicato poi col titolo La science et nous.
Si interessa delle condizioni dei prigionieri detenuti nei campi di concentramento presso Marsiglia, intercedendo ripetutamente presso le Autorità per garantire loro migliori condizioni di vita.
Si avvicina alla resistenza. Dopo un breve periodo il suo gruppo viene scoperto; evita comunque l'arresto nonostante subisca pesanti interrogatori.
Cercando di impiegarsi in un lavoro agricolo in attesa di poter lasciare Marsiglia, il 7 giugno incontra per la prima volta il padre domenicano Perrin.
Per circa 10 mesi tra i due si sviluppa un fitto scambio, al centro del quale si pone il problema dell'adesione alla Chiesa cattolica da parte di Simone. Il battesimo, accesso alla comunità cattolica, le appare ininfluente rispetto al suo reale rapporto con Dio.
1941-1942
Il 7 agosto Simone incontra il filosofo contadino Gustave Thibon che la ospita presso la sua fattoria per circa due mesi. Successivamente abita a poca distanza da essa in un piccolo fabbricato in solitudine; aiuta nei lavori agricoli e dà lezioni ai ragazzi del posto.
Con Thibon si intratterrà in interminabili discussioni che prendevano corso la sera dopo la giornata di lavoro. Thibon ricorderà con estrema riconoscenza Simone per avergli insegnato la dottrina platonica con infinita pazienza.
A metà settembre incontra per l'ultima volta Simone Pétrement che ne riceverà una forte impressione di serenità e dolcezza. La sua figura le appare quanto mai affascinante.
In settembre impara il Padre nostro in greco recitandolo in preghiera costantemente ed esercitando il massimo dell'attenzione possibile. “Talvolta già le prime parole strappano il mio pensiero al mio corpo e lo trasportano in un luogo fuori dallo spazio da dove non c'è né prospettiva né punto di vista”.
Il 22 settembre si trasferisce a Saint-Julien-de-Peyrolas dove, a sei mesi dalla partenza per gli Stati Uniti, la sua attività intellettuale e spirituale si fa intensissime. Scrive un numero enorme di articoli e saggi e riempie sette degli undici “Quaderni di Marsiglia”.
Presso la cripta del convento dei domenicani tiene una serie di conferenze promosse da padre Perrin in cui legge e commenta diversi testi greci. In questa occasione si profila l'idea, sorta dalle conversazioni col padre domenicano, di raccogliere i più importanti scritti precristiani sull'amore. Un progetto che non riuscirà a portare a termine.
Alla fine del 1941 scrive alcuni articoli per i “Cahiers du Sud” come L'avenir de la science e Réflexions à propos de la théorie des quanta.
Tra il 1941 e il 1942 scrive Morale et literature, mentre sono del febbraio 1942 due articoli per il numero speciale dei “Cahiers du Sud”dedicato a Le génie d'Oc et l'homme méditerranée.
L'idea ricorrente è che per divenire migliori occorre rifarsi a quanto di migliore di noi si possa trovare. E questo per Simone può essere rintracciato in un lontano passato. Il rinascimento romanico, rappresenta per lei il rifiorire delle tradizioni precristiane e gnostiche cui ormai il pensiero della Weil si rifà. Non si tratta di un ritorno nostalgico ad una bellezza ed una perfezione perdute, bensì di contemplare puramente quella bellezza e quella perfezione per essere da esse resi migliori.
Verso la fine di aprile incontra per l'ultima volta Thibon cui affida i suoi quaderni. Il 12 e il 15 maggio scrive rispettivamente a Joë Bousquet e a padre Perrin tracciando la sua biografia spirituale. Al centro di queste lettere l'esperienza in cui si è sentita presa dal Cristo. Nella lettera a Perrin manifesta la saldezza di non entrare nella Chiesa cattolica. Al centro di questa decisione la convinzione dell'esistenza della cristianità prima del Cristo della Chiesa. Il cattolicesimo ha la pretesa di una totalità contro cui la Weil si era battuta tutta la vita.
Il 14 maggio i Weil si imbarcano e prima di raggiungere la destinazione definitiva rimangono 19 giorni a Casablanca. In questi giorni Simone Weil scrive ininterrottamente. Riesce così a portare a termine Intuitions préchrétiennes e a inviarlo a padre Perrin, corredato da una lettera in cui approfondisce ulteriormente le motivazioni della sua rinuncia ad entrare nella Chiesa.
Il 7 giugno i Weil partono per l'America sulla nave portoghese Serpa Pinto.
1942-1943
Appena giunta oltreoceano, Simone cerca subito di ottenere il visto per l'Inghilterra. Entra in contatto con padre Couturier col quale si confronta ancora sulla questione del battesimo. Gli scriverà una lettera nota poi col titolo di Lettre à un religieux. L'interesse per il folclore del luogo, verrà testimoniato in gran parte del secondo dei Quaderni d'America.
In ottobre Simone incontra André Philipp, commissario per gli interni e il lavoro nel comitato nazionale di “France Libre”. La assume come collaboratrice.
In novembre scrive una lunga lettera a Jean Wahl per difendersi dalle accuse di una sua presunta simpatia per il regime di Vichy.
Intorno a metà novembre si imbarca alla volta di Liverpool per trovare in seguito sistemazione a Londra. Philipp la assegna ai servizi civili alle dipendenze di Closon. Qui, tra l'altro, le venivano sottoposti i progetti dei resistenti per la ricostruzione della Francia una volta terminato il conflitto. Simone non solo smista ma anche interviene criticamente e con proposte originali. Tra gli scritti che ne nascono anche il lungo saggio L'enracinement. Parte di questa produzione è stata raccolta nel volume Écrits de Londres il cui tema centrale è la creazione di un'Europa sulla base di una società del tutto rinnovata. In questo periodo vengono poi alla luce scritti sulla religione e il “Taccuino”, ultimo dei suoi quaderni, le cui pagine conclusive furono scritte in ospedale.
Le sue idee sociali non raggiunsero che una minima accoglienza e assolutamente non furono prese in considerazione da De Gaulle, che comunque Simone stimava per aver salvato l'onore dalla Francia, anche se, visto il carisma di cui godeva, vi era comunque il pericolo che il popolo francese cadesse nel culto della sua personalità. Le richieste che aveva inoltrato fino ai massimi livelli, perché le fosse affidata una missione in terraferma, vennero sempre decisamente respinte. La cosa accrescerà in lei il senso di angustia e di insofferenza che ormai la accompagnava a causa della lontananza dalla patria.
Lo stato di prostrazione psichica e spirituale in cui si trovava in quei giorni e la ferrea dieta alimentare ridotta al di sotto del minimo, per essere “alla pari” di chi, a causa della guerra, aveva razionato il cibo, produssero un'inevitabile e grave debilitazione.
Il 15 aprile venne trovata svenuta nella sua abitazione e quindi ricoverata all'ospedale. Riesce ancora a leggere e a scrivere poche cose, tra cui delle lettere indirizzate ai genitori per rassicurarli omettendo di descrivere la sua reale situazione, che va aggravandosi progressivamente. Alla fine di luglio ha un difficile colloquio con Schumann, un collaboratore di Closon, in cui gli rimprovera aspramente di non aver fatto tutto il possibile per consentirle di andare a morire in Francia.
Il 17 agosto viene trasferita al sanatorio di Grosvenor dove le viene assegnata una bella stanza con vista sul verde.
Trascorre gli ultimi giorni serenamente e, ormai nell'impossibilità di ingerire cibi solidi, muore il 24 agosto sera. Il 30 agosto viene sepolta ad Ashford alla presenza di pochissime persone. Schumann lesse alcune preghiere da un messale perché il prete, avendo perso il treno, non si presentò per la cerimonia.