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Da che mondo è mondo, l’uomo non è stato mai fermo, ha sempre viaggiato: i popoli si incontrano e talvolta, purtroppo, si scontrano. Ci sono state le trasmigrazioni e le mescolanze. Ci sono sempre stati i marinai e gli emigranti. Ecco, prendiamo gli emigranti, quelli che sono costretti ad abbandonare il loro paese in cerca di lavoro e di fortuna, in terre lontane. Viaggiando attraverso paesi stranieri, e vivendo in essi, ascoltano vari racconti di altri popoli, e, conservandoli nella memoria, li narrano a loro volta al ritorno in patria. Col tempo questi racconti vengono trasformati, adattati, mescolati con i racconti locali.
Insomma, i racconti popolari sono frutto dell’esperienza e della fantasia non di un solo popolo. Nessun popolo è l’unico autore dei propri racconti popolari. La letteratura orale è un patrimonio che appartiene a tutti i popoli del mondo, frutto dei reciproci influssi, ed è bene che sia conosciuta nei suoi molteplici aspetti. È anche questo un modo per riconoscerci fratelli.
I personaggi delle fiabe, delle leggende e tradizioni – animali parlanti, gnomi, fate, uomini trasformati in animali ed animali trasformati in uomini, folletti e diavoletti, draghi e maghi – chi li ha mai incontrati nella vita quotidiana? Eppure, “queste presenze vaghe e misteriose del mondo” potrebbero esistere davvero; esistere, cioè nei nostri sogni sognati ad occhi aperti, nutrendo il desiderio di vivere in un mondo più saggio, più giusto, più buono e più bello.
Perchè di questi sogni abbiamo bisogno – come ha scritto il critico letterario Gilberto Finzi in un giornale, sottolineando il bisogno della fantasia, e del mistero in un mondo troppo tormentato. “Forse bisogna che il lavoro e la pace nascano dall’immaginazione, che la vita venga inventata giorno dopo giorno, ora dopo ora. E che a questa invenzione che sono il giorno e l’ora che viviamo, mentre li viviamo, contribuiscano tutte le potenze della terra. Magari anche le fate… Esistono le fate, e il nostro presente ne ha sempre bisogno, purchè si sappia inventarle… Bisognerà guardare meglio dentro e fuori di noi, nella realtà e nell’immaginario”.