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Il fenomeno è “un modo particolare di incontrare qualcosa”, osserva Heidegger in Essere e tempo: l’idea di una immuno-fenomenologia sorge nel tentativo di dare una risposta a quest’enunciato tanto semplice, quanto enigmatico. Bazzanella cerca di estendere la concezione dell’immunologia al di là dei suoi confini specialistici e disciplinari, ma anche al di là del dispositivo medicalistico che sembra caratterizzare la modernità. Nello stesso tempo è in gioco un’idea paradossale di fenomenologia intesa come “decostruzione” e “interruzione”, sulla scia del pensiero di Nancy, di Lacan (con le opportune distinzioni) e, soprattutto, di Derrida, e in un continuo dialogo a distanza con il pensiero di Husserl.
Si apre un orizzonte in cui prevalgono nella loro capacità destabilizzante termini come “impossibilità”, “aporia”, “non-senso”, “Altro” nonché avverbi quali “forse” e “come”: se il fenomeno è “incontro”, questo si profila fallimentarmente come un rapporto senza rapporto e come la copertura immunitaria di questa impasse e di questo scacco.
Il saggio si conclude con una “messa alla prova” dell’immuno-fenomenologia in un confronto serrato con l’estetica di Kant: lo scopo è quello di pervenire, attraverso una revisione dell’apriorismo kantiano dello spazio e del tempo, ad un’accezione della matematica che consenta una prossima e auspicabile giunzione tra il sapere umanistico e il sapere scientifico.