Ebenezer Howard, nato nel 1850 a Londra, al n. 62 di Fore Street, era figlio di un piccolo commerciante, perciò non fu avvantaggiato né dall’educazione, né dalla classe sociale a cui apparteneva. A quindici anni si impiegò, cambiando spesso lavoro fino a ventun’anni, quando andò in America insieme a due amici, spinto da uno zio agricoltore a trasferirsi là per dedicarsi all’agricoltura. Sì stabilì in una proprietà di 65 ettari dì terra nel Howard County, Nebraska, ed insieme ai suoi due colleghi, costruì una baracca e si mise a coltivare granturco, patate, cetrioli e meloni, ma non avendo la tempra dell’agricoltore, il suo tentativo fu un fiasco totale. Per un breve periodo fece il bracciante presso l’unico dei suoi compagni che si era dimostrato capace di ricavare dalla terra buoni frutti, ma dopo un anno tornò a Chicago, per riprendere la vita d’ufficio. A Londra aveva imparato la stenografìa, ed a Chicago, mentre lavorava presso un ufficio di stenodattilografì, divenne cronista esperto sia per il tribunale, sia per la stampa. Tornato in Inghilterra nel 1876 lavorò presso Gurneys, cronista ufficiale del Parlamento, e dopo uno sfortunato tentativo per formare un’associazione privata, sì impegnò definitivamente come cronista a lavorare per Gurneys ed altre ditte del genere. Howard fu sempre gran lavoratore, ma non cercò mai di arricchirsi; non s’interessava molto del guadagno personale ma si dedicava piuttosto all’invenzione di congegni meccanici ed al movimento da lui creato e che lo rese famoso.
Tra il 1876 e il 1898 tornò in America una o due volte, per le sue invenzioni e per l’introduzione della macchina da scrivere Remington in Inghilterra. Penso che le sue invenzioni gli abbiano fatto guadagnare meno di quanto gli sia costato lo sviluppo di esse, ma fecero parte della sua vita. Quando gli veniva un’idea, la realizzava a qualsiasi costo, malgrado gli amici cercassero di dissuaderlo prospettandogli le scarse possibilità commerciali della sua trovata. Questa ostinazione fu uno degli aspetti più salienti del suo carattere.
Nel 1879 si sposò con Elizabeth Ann Bills, figlia di un locandiere della campagna intorno a Nuneaton, donna di grande personalità, dotata di una profonda intelligenza, di buon gusto e molto attaccata alla campagna. Ebbero tre figlie ed un figlio, e nove nipotini. Nonostante la costante mancanza di denaro la loro vita familiare fu molto felice. La signora Howard morì nel 1904, proprio all’inizio della costruzione di Letchworth, ma non c’è dubbio che i suoi saggi consigli ed il suo animato interesse per il lavoro del marito contribuirono molto allo sviluppo delle sue idee ed alla realizzazione di questo libro. Nel breve periodo intercorso tra la pubblicazione e la sua morte, ella fu senz’altro, a detta di quanti la conobbero, il miglior portavoce delle idee di suo marito, dopo Howard stesso.
Nel tempo libero il giovane Howard frequentava membri della Chiesa dissidente, persone appartenenti ad altre sette religiose meno ortodosse ed infine alcuni riformisti moderati che a quei tempi si interessavano molto al problema della terra. La Single Taw di Henry George, la nazionalizzazione del terreno e molti altri argomenti che mettevano in rapporto la proprietà ed i valori del terreno con i problemi della povertà e dello squallore urbano, costituivano il «nutrimento mentale» di questi gruppi.
I viaggi di Howard tra Londra e l’America, le sue esperienze di cronista e le sue conoscenze nell’ambiente commerciale, gli fornirono indubbiamente una buona conoscenza generale degli affari. Benché non leggesse molto, aveva il dono dì captare tutto quanto poteva avere un riferimento col suo interesse principale.
Il lavoro creativo è sempre il risultato della sintesi, nella mente dell’uomo, di elementi che hanno le loro origini in fonti diverse, e sarebbe sbagliato attribuire le idee di Howard ad una sola influenza. Lo stimolo necessario alle idee che già fermentavano nella sua mente è stato dato dal libro di Bellamy, «Looking Backward» («Guardando Indietro»). Questo libro, che aveva già suscitato il suo interesse nel 1888, fu prima stampato in America e Howard lo fece stampare poi in Inghilterra.
Allo studente di oggi, scettico e sofisticato, l’opera di Bellamy può sembrare un’Utopia eccessivamente meccanica e politicamente immatura, ma essa ha contribuito più di quanto si immagini ad ispirare il movimento della classe operaia che stava prendendo forma a quel tempo. Le sue due fondamentali affermazioni – che il progresso tecnologico può liberare gli uomini da certi lavori faticosi ed umilianti, e che gli uomini sono per natura cooperativi ed egualitari – erano in sostanza quelle di Howard, che non nutriva nessun risentimento proletario o amarezza di classe, nessuna nostalgia per il vecchio sistema che negava il progresso industriale ed urbanistico.
Ammettiamo pure che Howard abbia dato prova di una certa ingenuità ed inesperienza nel campo della politica e degli affari, abbracciando senza alcuna riserva la visione che Bellamy diede della Boston comunistica del 2000 d.C. Ma non fu il solo; più di un ministro britannico ha scritto nelle sue memorie di avere aderito con entusiasmo a questa idea in gioventù, Howard ben presto cominciò a dare un’interpretazione personale dell’Utopia di Bellamy e sotto l’influenza del libro nacque la sua idea dì città ideale come «comunità socialista». Da principio Howard pensò che la città dovesse essere circondata da una fascia di terreno agricolo e che qualsiasi attività, agricola ed industriale, dovesse essere svolta collettivamente come nel sogno di Bellamy, per il bene di tutti. Ma subito si rese conto (forse ricordando il suo esperimento negativo nel Nebraska) che l’agricoltura a conduzione municipale poteva presentare non poche difficoltà, allora pensò di lasciare l’agricoltura all’iniziativa privata su terreno di proprietà pubblica, in modo che qualsiasi aumento di valore potesse andare a beneficio della collettività. In seguito applicò questo principio anche alle fabbriche, ai negozi e ad altre attività e così si sviluppò, da un impulso inizialmente teorico, un’organizzazione realmente efficiente. L’idea di una città di dimensioni limitate, contornata da una fascia rurale intoccabile, Howard non la prese certo da «Looking Backward» dal momento che non è espressa nel libro; Bellamy però si avvicinò sensibilmente a questo ordinamento di città e di campagna nel suo successivo libro, «Equality». Sistemazioni simili a quella della «Fascia Verde» hanno le loro origini molto indietro nella storia, per esempio nell’«Utopia» di Moro; ma come sia venuta in mente a Howard non si sa.
Attualmente è una delle componenti principali del concetto di città-giardino, comunque il concetto, nella sua forma finale e definitiva, è dovuto esclusivamente ad Howard. Si trattava, per dirla con parole sue, di una «combinazione unica di proposte» che comprendeva non solo una formulazione più chiara e dettagliata delle precedenti, del rapporto ideale tra la città industriale ed i dintorni agricoli, ma anche un progetto ben studiato per mettere in pratica le idee descritte. Howard – è bene sottolinearlo – non era né un teorico della politica, né un sognatore, bensì un inventore. E l’inventore procede così: dapprima concepisce la possibilità di un nuovo prodotto o strumento, poi elabora un disegno su carta cercando di adattare l’idea alle condizioni che essa dovrebbe soddisfare, infine crea il prototipo e lo esperimenta per vedere se funziona in pratica. Il testo ed i diagrammi di quest’opera rappresentano la seconda fase dell’invenzione di Howard, cioè il progetto su carta e nonostante la semplicità dei suoi disegni e delle sue descrizioni, il discernimento e la completezza con cui ha sviscerato un problema che implica fattori sociali ed economici estremamente complessi, sono davvero notevoli. È logico che in fase sperimentale i disegni dovettero essere ulteriormente sviluppati e modificati, ma si dimostrarono fondamentalmente esatti.
Non rimane molto da raccontare della vita di Howard. Egli andò ad abitare nella sua Prima Città Giardino nel 1905, fu a capo del consiglio direttivo, e prese parte attiva alla vita pubblica, sociale e religiosa della città. Nel 1921 si trasferì nella Seconda Città Giardino, dove rimase fino alla sua morte nel 1928. Fu stimato e conosciuto in tutto il mondo come Presidente della International Housing and Town Planning Federation (Federazione Internazionale della Città e dell’Edilizia). Fu fatto baronetto nel 1927, si risposò nel 1907 e la sua seconda moglie gli sopravvisse fino al 1941.
Monumenti alla memoria di Ebenezer Howard ne esistono sotto varie forme: un laghetto per bambini nel Parco Howard a Letchworth, ed un semplice monolito di mattoni in Howardsgate (la strada principale che porta il suo nome) a Welwyn. La conferenza commemorativa di Howard ha luogo ogni anno a Letchworth e la Medaglia commemorativa di Howard, per il grande contributo dato allo sviluppo ed alla diffusione dell’idea della Città Giardino, è stata conferita (dalla Town and Country Planning Associa-tion) a Sir Raymond Unwin, F.R.I.B.A., Mr. Barry Parker F.R.I. B.A., Dr. Norman Macfadyen M.N., ed al Prof. Lewis Mumford. Per rendere omaggio alla prima moglie di Howard, il Mrs. Howard Memorial Hall fu eretto nel 1905 a Letchworth.
Dal 1904 in poi sono state fondate diverse Associazioni per la diffusione delle proposte relative alla Città Giardino di Ebenezer Howard in Francia, Germania, Olanda, Italia, Belgio, Polonia, Cecoslovacchia, Spagna, Russia e Stati Uniti.
In seguito però molte di esse sono state sostituite od assorbite da altre organizzazioni che s’interessano di Town and Country Planning.
La personalità di Howard è sempre stata fonte di sorprese per gli estranei che conoscevano le sue ammirevoli opere. Era il più modesto e il più mite degli uomini, indifferente al suo aspetto personale e mostrava raramente la sua forza interiore. Robusto, di altezza media, vestito sempre in modo classico ma trasandato, era il tipo che passa inosservato nella folla. Bernard Shaw, un suo ammiratore, mise in rilievo la verità quando disse che «quest’uomo straordinario» sembrava una «persona anziana, senza importanza», che «la Borsa valori avrebbe licenziato come eccentrico ed insignificante». Comunque, nessun osservatore perspicace si lasciava sfuggire le qualità della sua persona. Le sue più notevoli caratteristiche fisiche erano una carnagione fresca, un bel profilo aquilino ed una voce veramente bella e potente. Non è sorprendente quindi che da giovane fosse molto richiesto come attore shakespeariano dilettante. Aveva inoltre il dono dell’eloquenza. Un suo superiore, l’eminente Dott. Parker del City Tempie indubbiamente ebbe ragione quando disse che Howard avrebbe potuto fare il predicatore con grande successo. Piaceva a tutti e particolarmente ai bambini. Sul podio ed in pubblico faceva colpo e sembrava il tipo che primeggia sempre. Però nella vita privata o negli affari i suoi colleghi tendevano ad ignorarlo, perfino mentre eseguivano i progetti creati da lui. Questo era dovuto alla sua abituale concentrazione mentale; s’interessava poco dei dettagli amministrativi, che affidava con piena fiducia alla capacità dei colleghi; la sua mente d’inventore era sempre impegnata in qualche suo problema quando era libera dalla fatica della stenografia.
Il suo immenso contributo alla società è da attribuirsi proprio a questa sua concentrazione, al fatto ch’egli si sia occupato di un problema sociale della massima importanza, al coraggio della sua intelligenza, alla sua simpatia democratica ed alla convizione del valore della personalità umana.