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Il Partenone è saltato in aria. Atene piomba nel caos. In un’atmosfera senza tempo, un coro di voci aggiunge nuovi pezzi al puzzle del mistero, ma invece di chiarire, infittisce i dubbi. Che cosa ha spinto il giovane ventenne al gesto profanatore? Come sarà punito? Chi lo conosceva davvero? Quali le responsabilità della città-giungla ai piedi dell’Acropoli? Chryssòpoulos mescola finzione, storia e realtà, per riflettere su identità e simboli. Sfida coraggiosa, in una Grecia che vive una terribile recessione economica. Con una scrittura brillante che si finge prosa documentaria (confessioni, testimonianze, elenchi di prove indiziarie), l’autore ricama al tempo stesso un’intensa metafora. In filigrana balenano domande fondamentali: che cosa può dire il Partenone all’uomo contemporaneo? Quanto è solido il senso di identità se ha bisogno di aggrapparsi a un simbolo, caricandolo di ideologia? Accusato di fervore iconoclasta, Chryssòpoulos ha risposto con fermezza che la distruzione dei monumenti è sempre un crimine: egli guida il lettore a immaginare l’inimmaginabile, per tornare poi a ripensare il presente.