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17 marzo 2014. La Policia Federal di Curitiba compie la prima operazione contro un gruppo di trafficanti di droga che si occupavano di trasferire illecitamente denaro all’estero. Nel mare di carte sequestrate emerge la fattura di una Land Rover Evoque indirizzata a Paulo Roberto Costa, ex dirigente della più importante compagnia petrolifera del Brasile: la Petrobras. È il big band dell’operazione Lava Jato. La più grande inchiesta contro la corruzione della storia del continente sudamericano. Un’indagine che in poco più di due anni ha coinvolto oltre 500 persone, appartenenti al fior fiore della classe dirigente verdeoro. Politici regionali, parlamentari, funzionari di società pubbliche e private, operatori finanziari e anche due ex Presidente della Repubblica.
Una Tangentopoli capace di far capitolare il governo più progressista che il Brasile ha mai avuto e di portare al potere il Presidente più conservatore dell’intera storia democratica latinoamericana.
Come un virus questa inchiesta si è propagata in tutto il Sudamerica: Perù, Colombia, Venezuela e Messico. Eppure era partita da uno sconosciuto giudice del Paranà, Sergio Moro. Un magistrato spesso paragonato al pm Antonio Di Pietro.
Attraverso una narrazione diaristica l’autore ricostruisce l’evoluzione dell’inchiesta Lava Jato, soffermandosi su tutti i punti rimasti ancora oggi in chiaroscuro. L’ex Presidente Lula è stato vittima di un “colpo di Stato giudiziario”? Chi era veramente Sergio Moro e chi ha guidato la sua azione?