Nato a Costantinopoli nel 1922, Cornélius Castoriadis segue studi di diritto, di economia e di filosofia ad Atene. A quindici anni già milita nell’Organizzazione dei giovani comunisti, considerata illegale dal regime dittatoriale, ma qualche anno più tardi rompe ogni rapporto con un partito comunista che giudica ottusamente nazionalista e burocratico e si avvicina al partito trotzkista. Avendo ricevuto minacce di morte sia dai fascisti sia dai comunisti, decide di trasferirsi in Francia nel 1945, per sostenere una tesi di filosofia. Qui deciderà di stabilirsi definitivamente e scriverà tutte le sue opere in francese. In dissidenza con il movimento trotzkista, troppo blando nella critica allo stalinismo, darà vita, con Claude Lefort, al gruppo e alla rivista Socialisme ou barbarie, unendo alla militanza la riflessione politica e filosofica, in seguito alla quale maturerà la sua rottura con il marxismo stesso.
Anche se schematicamente, possiamo distinguere quattro grandi tappe nella storia intellettuale di Castoriadis. La prima, quella di Socialisme ou barbarie, fino al 1967, fu quasi esclusivamente dedicata – almeno per quanto riguarda la parte destinata al pubblico della sua opera – all’analisi politica ed economica. Di essa si trova un bilancio nell’Introduzione (1972) del primo volume Société bureaucratique. Gli anni 1967-1980 furono quelli de L’institution imaginaire de la societé (1975) e del primo volume dei Carrefours du labyrinthe (1978), che integrava la prima opera su temi fondamentali: psiche, linguaggio, natura dell’attività scientifica. L’importante prefazione di quest’ultima opera chiarisce l’ampiezza del compito che Castoriadis assegnava alla riflessione filosofica, intesa più tardi come «interrogazione senza fine»: «C’è un fare teorico, che emerge solo ad un dato momento della storia. Un’attività, un’impresa umana, un progetto sociale-storico: il progetto di teoria. Rendere conto e ragione – logon didonai – di tutto: del mondo, degli oggetti che ci circondano, delle “leggi”, di noi stessi, di quest’attività stessa». Nell’L’institution imaginaire, Castoriadis aveva, invece, messo l’immaginario radicale al centro della creazione sociale-storica e della vita psichica, inteso come comparsa di “forme” o eidos radicalmente nuovi, elaborando una concezione altresì originale del rapporto tra psiche e società.
Gli anni 1980-1990 furono gli anni dell’elaborazione non solo de La Création humaine, di cui si fa menzione per la prima volta nella prefazione (1985) dei Domaines de l’homme, ma anche di un’altra grande opera incompiuta: L’Element imaginaire (annunciato nel 1974, nella prefazione de L’institution imaginaire, e sempre previsto nel 1989, nell’avvertenza del Monde morcelé). Il progetto de La Création humaine doveva alimentarsi con i seminari tenuti da Castoriadis, in questo decennio, come direttore di ricerca all’Ecole des hautes études (EHESS), ma la produzione seminariale ha parimenti ispirato molti altri testi pubblicati all’epoca, o, per converso, essa ha attinto da questi testi, raccolti nei Carrefours du labyrinthe III e IV.
Come dichiarato nel “bilancio-programma” delineato in Fait et è faire (1989), l’ultimo periodo del suo lavoro (1991-1997) fu dedicato a «tentare di chiarire il suo cammino e i suoi principali risultati, e contestualmente ad abbozzare nuove domande». Parallelamente, la partecipazione accresciuta a incontri, conferenze e seminari; le numerose traduzioni delle sue opere;le interviste e gli interventi nel dibattito politico in corso, contribuirono ad un maggiore riconoscimento dell’importanza della sua opera, a livello internazionale. Morì il 26 dicembre 1997, mentre stava finendo di scrivere per la Revue internazionale de psycosociologie l’articolo La rationalité du capitalisme, che è il suo ultimo scritto.