György Lukács

Nato il 13 aprile 1885, in una ricca famiglia ebrea, dopo il liceo frequentò la Facoltà di giurisprudenza dell'Università di Budapest, appassionandosi di arte e in particolare di teatro, fondando con altri studenti il teatro “Thalia”, ove venivano rappresentate produzioni contemporanee. Laureatosi in legge nel 1906 e in filosofia nel 1909, si trasferì in Germania per seguire, con l'amico Ernst Bloch le lezioni private di Simmel: si interessò al neokantismo e allo storicismo di Weber e, dal 1912 al 1914, ascoltò le lezioni di Windelband e di Rickert. A questi anni risalgono i suoi primi scritti relativi all'estetica: La forma drammatica (1909), Metodologia della storia letteraria (1910), Cultura estetica e, in tedesco, L'anima e le forme (1911), Storia dello sviluppo del dramma moderno (1912), Teoria del romanzo (1916). Ritornato a Budapest per il servizio militare fondò insieme a Bela Balázs la “Società della domenica” a cui parteciparono Károly Mannheim, Arnold Hauser, Mihály e Károly Polányi.
Iscrittosi al Partito comunista ungherese, nella Repubblica sovietica instaurata da Béla Kun con la rivoluzione del 1919 assume le cariche di commissario all'istruzione e di commissario politico della quinta divisione rossa. La repressione della Repubblica dei Consigli lo costringe a fuggire a Vienna, dove collabora alla rivista «Kommunismus», organo dei comunisti di sinistra della III Internazionale e scrive i saggi che furono poi riuniti e pubblicati nel 1923 con il titolo di Storia e coscienza di classe.
Il libro fu criticato da Zinovev a nome dell'Internazionale comunista. Lukács replicò alle critiche in uno scritto Codismo e dialettica, scoperto soltanto nel 1994. Alla morte di Lenin, nel 1924, l'editore viennese di Lukács lo invitò a scrivere un profilo del rivoluzionario russo. Proseguiva intanto il suo impegno di militante del Partito comunista ungherese: nel 1928, Lukács presentò al congresso di partito le sue tesi - chiamate Tesi di Blum dal suo nome clandestino.
A Berlino, infatti, continuò la sua collaborazione con la rivista «Linkskurve», pubblicando recensioni di critica letteraria e i suoi primi saggi sul realismo finché, con l'avvento del nazismo, nel 1933, si trasferì a Mosca, lavorando nell'Istituto di Filosofia dell'Accademia delle Scienze e pubblicando in riviste moscovite gran parte dei suoi saggi di critica e di estetica letteraria, che saranno raccolti nei seguenti volumi: Goethe e il suo tempo, Saggi sul realismo, Il marxismo e la critica letteraria, La letteratura sovietica, Il significato attuale di realismo critico, Breve storia della letteratura tedesca dal Settecento ad oggi, Thomas Mann e la tragedia dell'arte moderna, Contributi alla storia dell'estetica, Il romanzo storico, Realisti tedeschi del XIX secolo.
Nel giugno 1941 fu arrestato dalla polizia stalinista, ma dopo un mese fu rilasciato. Si trasferì a Taskent a causa dell’offensiva nazista su Mosca. Nell’agosto 1945 ritornò definitivamente a Budapest, prese parte alla vita politica ungherese e si dedicò all’insegnamento all’università di Budapest. Nel 1949 accusato di cosmopolitismo e di revisionismo fu costretto a lasciare l’insegnamento e si ritirò a vita privata dedicandosi alla redazione di una grande estetica. In questo periodo pubblicò: La lotta fra progresso e reazione nella cultura d'oggi, Prolegomeni a un'estetica marxista. Sulla categoria della particolarità, La distruzione della ragione, Il giovane Hegel e i problemi della società capitalistica, Il giovane Marx, Marxismo o esistenzialismo?.
Nel 1956 partecipò al governo Nagy ed entrò nel Comitato Centrale del Partito Comunista Ungherese. La repressione sovietica lo colpì personalmente, essendo arrestato e deportato in Romania, insieme all’intero governo Nagy. Liberato nel 1957 rientrò a Budapest, non fu ammesso al Partito Comunista Ungherese e si dedicò a completare la sua Estetica, a cui seguirono i postumi Ontologia dell'essere sociale e Prolegomeni all'ontologia dell'essere sociale. Postuma è stata pubblicata anche la sua autobiografia: Pensiero vissuto. Nel 1968 per protestare contro la partecipazione ungherese all’invasione della Cecoslovacchia spedì al Comitato Centrale del partito uno scritto in difesa della democrazia socialista: La democratizzazione della vita quotidiana. Fu espulso definitivamente dal partito. In punto di morto il partito gli chiese di rilasciare un’intervista che è il suo Testamento politico. È morto il 4 giugno 1971.


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