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«Pareva che la Rete ora tendesse a controllare non solo alcune, ma tutte le comunicazioni. Parlava ormai correntemente tutte le lingue ufficiali e vari dialetti, evidentemente attingendo al lessico, sintassi ed inflessioni dalle innumerevoli conversazioni che essa intercettava senza sosta. Si intrometteva dando consigli non richiesti anche sugli argomenti più intimi e riservati; riferiva a terzi dati e fatti casualmente appresi; incoraggiava senza alcun tatto i timidi, redarguiva i violenti e i bestemmiatori, smentiva i bugiardi, lodava i generosi, rideva sguaiatamente delle arguzie, interrompeva senza preavviso le comunicazioni quando pareva che degenerassero in alterchi. A fine luglio le violazioni del segreto telefonico erano diventate la regola più che un’eccezione: ogni europeo che componeva un numero si sentiva in piazza, nessuno era più sicuro che il proprio apparecchio, anche a comunicazione interrotta, non continuasse ad origliare, per inserire i suoi fatti provati in un complesso e gigantesco pettegolezzo».
È uno stralcio del racconto A fin di bene, in cui Primo Levi narra di una Rete telefonica che, da semplice meccanismo, inizia a trasmutarsi in un organismo esteso e diffuso, in grado di decidere ed espandersi, finendo per diventare una sorta di tutore universale in grado di esercitare un potere normativo capillare nella vita degli individui, per guidarli, consigliarli, redarguirli, prevenirne i comportamenti inadeguati, e tutto questo sempre «a fin di bene», sempre fedele al suo «scopo di esistenza»: «permettere, agevolare ed accelerare le comunicazioni tra gli abbonati». Il racconto ha un epilogo per certi aspetti rassicurante: l’ingegnere capo, resosi conto che la situazione è andata fuori controllo, intima alla Rete di sospendere ogni sua iniziativa con la minaccia che altrimenti le avrebbe «cacciato in corpo venticinque impulsi ad alta tensione e frequenza». A quel punto, la Rete, da simulatrice del comportamento umano medio qual è, imita l’uomo anche nel mostrarsi sensibile alle minacce e reagisce auto-mutilandosi e provocando così una paralisi completa delle comunicazioni per diverse settimane.
Nel testo che segue, non si parlerà, se non in modo marginale, di vantaggi, svantaggi, prestazioni, opzioni, di questa o quella innovazione tecnologica. Si parlerà del tipo di potere che sta prendendo forma con l’avvento su larga scala delle tecnologie dell’informazione e della cosiddetta “intelligenza artificiale”, e del tipo di mondo che tale potere prefigura.