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Le pagine del diario di Fang Fang sono di una semplicità disarmante, e a prima vista di letterario hanno poco o niente, soprattutto per chi dalla letteratura si aspetta accenti lirici o toni epici, o verità profonde ed eleganti orpelli. Ma in realtà, a leggerle bene, sono pagine così misurate e attente, così fornite di sentimento umano nella loro spoglia sobrietà, che solo uno scrittore – e in particolare una scrittrice da sempre nota in Cina per il suo realismo delle cose minute e della vita quotidiana – avrebbe potuto scriverle. Fang Fang, per esempio, comincia sempre la sua paginetta giornaliera con un qualche cenno rapido, e tuttavia poetico, al tempo di Wuhan: il cielo limpido e gelido di fine gennaio, la pioggia insistente e cupa di febbraio, le giornate calde e variabili di marzo. Così, il tempo diventa una metafora, correlativo delle ansie e delle aspettative di chi è recluso in casa propria, e osserva, col cuore in gola, l’evoluzione del contagio, che si dipana lentamente dalla disperazione dell’inverno fino alla redenzione della primavera. Inoltre, con questo semplice artificio, Fang Fang porta il lettore nella propria casa, gli fa guardare il mondo dalla sua finestra, inducendolo a vedere il dramma di Wuhan da una prospettiva interna, un punto di vista personale, secondo l’esperienza di chi lo vive. Ma il diario non vuole essere poesia, e infatti Fang Fang passa poi velocemente a fare altro. Di solito il resoconto della “giornata” comincia con la rassegna delle notizie, quelle buone e quelle cattive, raccolte in internet o ricevute di prima mano, riferite ai suoi vicini e conoscenti così come alle vicende nazionali, in una sorta di bollettino umanizzato in cui Fang Fang ricostruisce in sintesi, con lemmi colloquiali, il quadro della situazione. Spesso a venire per prime sono le notizie più dolorose, come quelle dei morti, ma insieme ci sono i riferimenti alle sofferenze di coloro per i quali il virus è stata una disgrazia – i familiari dei malati, i bambini che hanno perso i genitori, i lavoratori rimasti senza lavoro, quelli che non ce l’hanno fatta ad arrivare all’ospedale, i cittadini di Wuhan a cui è impedito tornare a casa o i migranti dello Hubei discriminati dalle altre province – talora affiancate da alcune notizie più allegre e distensive, che fanno sorridere e restituiscono speranza. Ma oltre a ciò Fang Fang fornisce anche molte informazioni pratiche, vagliando le dichiarazioni degli esperti, discutendo le misure del governo, acquisendo i pareri dei suoi amici specialisti, fornendo aggiornamenti sugli sviluppi dell’epidemia, e cercando, con ciò, di offrire consigli e raccomandazioni utili ai cittadini incerti di fronte ai rischi del contagio. Nel far questo, Fang Fang non si accontenta però di fare da megafono alle politiche governative, ma viceversa si dedica con paziente puntiglio a interrogare le autorità sulla gestione della crisi, denunciando gli errori e criticando l’autoreferenzialità dei funzionari, chiedendo correzioni alle misure di contrasto maggiormente rispettose dei bisogni della popolazione, e, soprattutto, chiedendo con insistenza verità e giustizia contro le trasfigurazioni della propaganda a nome degli abitanti di Wuhan. Nel mentre, la pagina si arricchisce di numerosi accenni sulle sue occupazioni quotidiane, dalle telefonate con la figlia e i due fratelli maggiori ai problemi di andare all’ospedale per prendere le medicine del diabete o di trovare il cibo per il vecchio cane, insieme alle varie attività compiute per tirare avanti durante la clausura, come comprare la spesa, fare un po’ di movimento, cosa mangiare, eccetera. Così facendo, Fang Fang assolve con il suo diario a diverse funzioni. In primo luogo, riporta nell’orizzonte della coscienza collettiva, restituendo loro dignità, i molteplici drammi di tutte le persone comuni che hanno sofferto per il flagello che si è abbattuto su Wuhan, e che pure sono state le prime a essere dimenticate dalla propaganda nazionale, tutta tesa a costruire il dolore e il sacrificio come atti di eroismo e altruista abnegazione nella grande epopea del patriottismo nazionale. Non per niente, fra le varie proposte di commemorazione avanzate da Fang Fang, c’è quella di istituire una sorta di “muro del pianto”, attivando un sito internet attraverso cui consentire ai familiari delle vittime di “sfogarsi” ricordando i loro cari.