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Per tutto il Novecento i lavoratori autonomi, in particolare quelli delle professioni regolamentate (avvocati, medici, notai ecc.), si sono identificati con la parte più stabile del ceto medio, finanziariamente solida ed indispensabile al funzionamento della società, in un ruolo di sussidiarietà nei confronti dello stato. La graduale frammentazione della borghesia occidentale in seguito ai profondi cambiamenti del mercato globale, all’avvento delle tecniche digitali e all’emergere dagli Anni 70 in poi di molte ‘nuove professioni’ non regolamentate nel campo intellettuale, tecnico e creativo, hanno prodotto un diverso atteggiamento ed un diverso senso d’identità di classe. Da un’iniziale fiducia nel potere emancipatorio del mercato sono passati ad un comportamento conflittuale, in particolare a causa della loro emarginazione dai sistemi di sicurezza sociale, che sono stati pensati dal legislatore in funzione esclusiva del lavoro salariato. Sono nate quindi delle esperienze associative e sindacali di tipo nuovo, non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa, in Italia in particolare.