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Se c’è qualcuno in giro che pensa che il capitalismo proceda sempre allo stesso modo, girando in continuazione per incontrare in altrettanta continuazione delle crisi, che poi in continuazione risolve per ricominciare da capo, potrebbe essere contento di sapere di aderire a una delle tante forme di pensiero metafisico che escludono il movimento. Accumulare, fare scendere il saggio del profitto, sovraccumulare, erompere in una crisi che serve a eliminare il capitale di troppo per riportare in cima il saggio del profitto e ricominciare il movimento, in definitiva sempre uguale a se stesso, non è tanto diverso dall’escludere qualsiasi movimento. Le crisi sono certo ineliminabili, ma in questa visione lo sono tanto quanto il loro perpetuo superamento. I movimenti puramente ciclici senza altre trasformazioni non esistono da nessun parte nell’universo, e in sé non sono movimenti ma l’assenza di qualsiasi cambiamento mascherata da cambiamento.