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La società contemporanea, resa confusa e fragile dalla crisi, è il terreno sul quale si svolgono le nostre esistenze segnate dalla precarietà. Le condizioni che si sono prodotte a causa dei cambiamenti degli ultimi anni hanno determinato una generale sensazione di fragilità. Non ci sentiamo più liberi di fare progetti. Ci sembra sempre che qualcosa ci sfugga. Per comprendere cosa ci è successo e cosa ci sta succedendo, dobbiamo riflettere con attenzione. Dobbiamo renderci conto che il pensiero è ancora una risorsa. Interrogarci sulla nostra vita come singoli e sulla nostra vita nella società può portarci ad individuare i reali nodi problematici che ci impediscono di vivere pienamente. Perno delle riflessioni sarà il lavoro, che da sempre si rivela come lo specchio che mostra lo stato in cui si trova la società. Dobbiamo ritrovare il coraggio del pensiero, dobbiamo chiederci se le nostre vite seguano un percorso sensato, per riappropriarci del presente e tornare a guardare al futuro. Tornare a pensare significa riscoprirci e rinnovarci come esseri umani attenti, consapevoli, coraggiosi. Perché un conto è sopravvivere, restando passivi, lasciandosi travolgere dalla paura; un conto è vivere pienamente, riflettere, partecipare, dialogare… esserci.