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Nel far questo sono in perfetta mala fede, perché credo di essere arrivato alla conclusione che la vita non esiste. Precisando meglio: credo che da un punto di vista formale sia sostanzialmente impossibile definire la vita in modo rigoroso, e che la distinzione tra vivente e non-vivente sia un artificio causato dalla asimmetria della nostra posizione di Osservatori interessati. Essendo Osservatori dall’interno, il nostro sguardo non può arrivare molto lontano. Mi occupo quindi di distinzione tra vivente e non-vivente, di definizione della vita, di origine della vita, della vita altrove, del rapporto tra le forme di organizzazione basate sulla purezza e l’ordine (i cristalli) e quelle basate sul disordine apparente e auto-programmato (la vita). Lo scopo è cercare di guardare me stesso in prospettiva.
Credo che, giunti ad un certo punto della propria esistenza (questa sì che esiste e che passa e scorre via, la vita non esiste ma la morte sì), ragionare su questo argomento sia ineludibile. Ho cercato allora di dare un po’ d’ordine nei dati che la scienza contemporanea ha raccolto ed interpretato, provando ad immettere un po’ di logica in un argomento tanto squisitamente esistenziale. (Ernesto Di Mauro)