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“Il tuo silenzio, il loro consenso”. È lo slogan scandito in quelle piazze che tornano in questi giorni a riempirsi inneggiando al complotto sanitario mondiale.
La ricerca di spiegazioni alternative rispetto alla versione ufficialmente diffusa dal mainstream istituzionale non declina certo una evidenza culturale della contemporaneità. A partire dal XXI secolo, tuttavia, la singolare sequenza di eventi catastrofici di matrice terrorista, finanziaria e pandemica ha alimentato un alveo inesauribile per le narrazioni cospirazionistiche.
Il protagonismo mediatico offerto dalla rete ha finito, poi, con esaltare questa narcisistica avventura mitopoietica, volta a colmare il vuoto di ignoranza e il senso di impotenza verso quella complessità sociale che la globalizzazione sembra voler imporre. Il lato oscuro della storia verrebbe così svelato dalla disobbedienza culturale posta in essere da quei pochi che resistono a quella ormai vecchia, forse persino aliena, oligarchia dominante. Una disobbedienza tenace, ma quanto mai appagante nel fornire un profilo identitario anticonformista e autoindulgente, capace di appagare quel desiderio di unicità che viene visto come l’antidoto al disagio di una esistenza individuale non all’altezza delle ambizioni coltivate.