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LA LOBBY ISRAELIANA E LA POLITICA ESTERA DEGLI USA

Volume della collana PICCOLA BIBLIOTHIKI n. 7
Prezzo: €13,00 / Prezzo di listino: €13,00
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Formato: 120x210, 120 pagine / Luglio, 2007 / ISBN: 9788895146003

È possibile avere una discussione civile sul ruolo di Israele nella politica estera americana?

Abbiamo scritto “la Lobby Israeliana” al fine di iniziare una discussione su un soggetto che è diventato difficile da trattare apertamente negli Stati Uniti (London Review of Books 23 Marzo). Sapevamo di provocare una forte reazione e non siamo sorpresi che alcuni dei nostri critici hanno scelto di attaccare apertamente i nostri articoli e di travisare di proposito le nostre argomentazioni. Siamo però anche gratificati dalle tante attestazioni di stima che abbiamo ricevuto e dai commenti positivi che sono emersi sui media e nella blogsfera. È evidente che molte persone, inclusi Ebrei e Israeliani, sanno che è venuto il momento di aprire una discussione seria sul ruolo di Israele nella politica estera americana e sulle relazioni tra questi due paesi. È nello spirito delle lettere di risposta ai nostri articoli che lo scorgiamo. Esamineremo qui i motivi più salienti della disputa.

Uno degli argomenti più rilevanti addotti contro di noi è che noi vedremmo la Lobby Israeliana come una bene organizzata cospirazione da parte degli Ebrei. Jeffrey Herf e Andrei Markovits sostengono che “le accuse al potere degli Ebrei rappresentano una delle più pericolose forme moderne di anti-semitismo”(Lettera del 6 Aprile). È una posizione che noi condanniamo e respingiamo nei nostri articoli. Infatti, descriviamo la Lobby come una coalizione di elementi individuali e di organizzazioni indipendenti senza un quartier generale. Essa include persone perbene come gli Ebrei e Ebrei-Americani che non rigirano la legge a seconda delle proprie posizioni.

La cosa più importante è che la Lobby israeliana non è segreta, clandestina; al contrario è apertamente diffusa e sostenuta nei più vari gruppi di interesse politico, dietro essa non vi è alcun atto illegale o cospiratorio. Così possiamo facilmente credere che Daniel Pipes non ha mai “preso ordini” dalla Lobby perchè la caricatura leninista che egli fa della Lobby in una sua lettera è decisamente insensata.
I lettori noteranno anche che Pipes non nega che la sua organizzazione, Campus Watch, è stata creata per monitorare ciò che gli intellettuali dicono, scrivono e insegnano, al fine di non incoraggiare una seria discussione sul Medio Oriente.

Alcuni scrittori ci rimproverano per l’uso monotematico che faremmo dei nostri argomenti, accusandoci di dire che il solo responsabile dell’antiamericanismo nel mondo arabo-islamico sia Israele (come una delle lettere riporta: “l’antiamericanismo non ci sarebbe se Israele non fosse lì”) e suggerendoci che la Lobby israeliana sia responsabile della scelta dell’amministrazione Bush di invadere l’Iraq. Ma non è ciò che diciamo.
Noi sottolineiamo come il supporto americano alla politica di Israele nei territori occupati sia fonte e causa di antiamericanismo, ma puntiamo il dito anche sul fatto che il supporto ad Israele da parte degli Stati Uniti non è il solo motivo della presenza degli Stati Uniti in Medio Oriente.
Infatti facemmo notare come Osama Bin Laden avesse altri motivi per lamentarsi con gli Stati Uniti a parte l’oppressione dei Palestinesi, ma, come riscontrato dalla commissione sull’11 settembre, questo era per lui il motivo principale.

Abbiamo anche esplicitamente sottolineato che la Lobby non avrebbe potuto convincere né l’amministrazione Clinton né quella di Bush ad invadere l’Iraq. Era evidente che nella scelta di muovere guerra all’Iraq c’era una forte presenza di gruppi neo-conservatori che comunque avrebbero giocato il ruolo fondamentale nella scelta.
Due lettere arrivate recentemente spiegano che noi catalogheremmo Israele come un “errore morale”, mentre spenderemmo poco tempo e poca attenzione verso altri stati. Noi concentriamo la nostra attenzione su Israele non perché abbiamo qualcosa contro quel paese, ma solo perché gli Stati Uniti danno loro un grande supporto materiale e diplomatico.
È nostro dovere capire perché Israele merita questo trattamento speciale rispetto ad altri paesi. Abbiamo dimostrato che nessuna argomentazione è del tutto convincente: la strategia di Israele era considerata in declino sin dalla fine della Guerra Fredda e Israele stesso non era più importante di altri stati. Helf e Markovitz continuano a sostenere che noi crediamo che Israele ha continuato a sopravvivere grazie agli Stati Uniti. Noi sottolineiamo e crediamo fermamente che gli Stati Uniti debbano adoperarsi nel caso Israele sia messo seriamente in pericolo. La nostra critica era rivolta principalmente alla politica di Israele e alle relazioni con l’America, non all’esistenza di Israele. Un altro tema ricorrente nelle lettere che riceviamo è “il perché l’opinione pubblica americana sia forte e coesa nei confronti di Israele”. Herf e Markovitz spiegano che ciò è dovuto al forte sostegno militare e diplomatico dato ad Israele dagli Stati Uniti; noi crediamo che ci sia un forte sostegno popolare a Israele soprattutto per le similitudini delle culture religiose, quelle giudaico-cristiane.

La sua popolarità è dovuta sostanzialmente al successo della Lobby, vista come un esempio di efficienza, il che porta Israele ad essere visto sempre in buona luce, limitando di fatto una seria discussione sulle sue azioni. I diplomatici e i militari sono anch’essi coinvolti in questa discussione distorta ma molti di loro riescono a vedere oltre la propaganda e la retorica.
Essi stanno in silenzio perché temono che gruppi come l’AIPAC possano danneggiare le loro carriere. Infatti se non ci fosse l’AIPAC gli americani potrebbero avere una visione più critica nei confronti della politica di Israele in Medio Oriente e vedere le cose in modo differente. Su un punto Micheal Szanto contrasta le relazioni USA-Israele, dimostra che attraverso Israele gli Stati Uniti hanno fornito supporto a tanti altri paesi dell’Europa Occidentale, al Giappone e alla Corea del sud. Egli però non sottolinea che le relazioni con questi altri paesi non dipendono dall’esistenza di una lobby. La ragione è semplice: questi paesi non hanno bisogno di una lobby perché ognuno di loro faceva già parte degli interessi strategici americani.
Invece Israele è diventato un punto strategico per gli USA.

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