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Nel 1913 un giovane antropologo polacco, Bronislaw Malinowski, pubblicò un libro su La famiglia fra gli aborigeni australiani che fece epoca perché spazzò via tutte le vedute dominanti sulla famiglia «selvaggia» o extraoccidentale dove si riteneva imperassero la promiscuità sessuale o il matrimonio di gruppo. Il fatto poi che la paternità consanguinea non fosse neppure conosciuta e non avesse gran che valore urtò a tal punto la suscettibilità e l’incredulità europea che Malinowski decise di ribadire l’«incredibile argomento» in un saggio a sé stante. Questo saggio fu, nel 1927, The father in primitive psychology, le cui pagine misero in crisi l’universalità del complesso di Edipo conclamata dalla psicanalisi. Questo piccolo e scottante «classico» dell’antropologia (non privo di fascino provocatorio nella nostra epoca di nuove tecniche della nascita), che mise a disagio Freud, Róheim, Jones, è accompagnato da una stupenda prefazione prospettica della indimenticabile Armanda Guiducci, con il titolo Un eroe delle lontananze.