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Walter Benjamin
lettore di “Parigi non esiste”
Rattier dipinge una Parigi in sogno, che, per distinguerla da quella reale, chiama “la falsa Parigi”; “la più pura Parigi… la più vera Parigi… la Parigi che non esiste” (PEP, p.108). “È uno spettacolo a quest’ora, nella sua cinta, far danzare il walzer a Babilonia al braccio di Memphis, far danzare la redowa a Londra al braccio di Pechino.… Una di queste quattro mattine, al suo risveglio la Francia cadrà dall’alto vedendosi imprigionata nella cinta di Lutezia, di cui non costituirà che un trivio.…
L’indomani l’Italia, la Spagna, la Danimarca e la Russia saranno incorporate per decreto nel municipio parigino; tre giorni dopo le sbarre saranno retrocesse fino alla Nuova-Zemlia e alla terra dei Papuasi. Parigi sarà il mondo, e l’universo sarà Parigi. Le savane e le pampas, e la Foresta Nera non saranno che le piazze di questa Lutezia ingrandita; le Alpi, i Pirenei, le Ande, l’Himalaia saranno la montagna Saint-Geneviève e le montagne russe di questa città, ormai non più misurabile, piccoli monti per passare ore piacevoli, per lo studio e per il riposo.
E ancora non basta: Parigi salirà fino alle nuvole, si arrampicherà di cielo in cielo, trasformerà i suoi faubourg in pianeti ed in stelle”. (pp. …)
Queste prime fantasie saranno confrontate con le satire contro Haussmann di dieci anni dopo.
[E 7a, 4]