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Il vagabondaggio di Giovanni Moles, botanico di professione, osservatore insoddisfatto, in terra di Israele, sollecita l’esigenza di andare oltre la superficie degli eventi. Dan, vecchio amico israeliano, gli viene incontro, e insieme discutono e ‘pensano’ Israele nel suo sviluppo dalla sinistra socialista alla destra odierna. Il susseguirsi degli eventi – vissuti direttamente dal protagonista israeliano che attraversa tutte le guerre di Israele, da quella di indipendenza a quella del Kippur, a quella del Libano, fino all’oggi – viene interpretato nel corso di una narrazione rapida, popolata di immagini e densa di elementi meditativi, estranea ad ogni accademismo. Le dimensioni della religione, della sicurezza, della memoria, della vita quotidiana incrociano di volta in volta le turbolenze politiche e forniscono argomenti di assiduo confronto; dinamiche propriamente sociali intervengono inoltre a ‘spiegare’ il mutamento in corso, ben al di fuori della propaganda. Una presenza riservata e lieve, di altra generazione, contribuisce infine ad alimentare ulteriormente il carattere ‘sospensivo’ del discorso, sollevando interrogativi dalle penombre del silenzio.
Al lettore viene consegnata una visione di Israele essenziale, incisiva, realistica; e tuttavia assai ‘personale’. Ossia la rappresentazione di una sequenza di ambiente e di cultura fortemente collocata nell’atmosfera drammatica del presente e nella tradizione critica, viva in Israele e al di fuori di Israele.