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Ha senso il capitalismo?
Si possono affrontare le questioni che riguardano il capitalismo post-moderno con degli strumenti che non sono propriamente economici, sociologici o politici? La ricerca di Emiliano Bazzanella sembra adombrare ulteriori possibilità di indagine che riguardano il campo filosofico, psicanalitico, etologico e "psicopatologico". E la prima domanda che fa pesare la propria urgenza concerne proprio la sensatezza del capitalismo: ha senso il capitalismo? Oppure, come molti credono, costituisce una follia così generalizzata da apparire normale?
Le risposte che in parte emergono da quest'indagine sono alquanto disarmanti poiché ribaltano letteralmente una serie di stereotipi. Così scopriamo che il capitalismo non solo ha senso, ma in qualche modo è il senso; inoltre, mentre abbiamo sempre pensato alle rivoluzioni come a movimenti prettamente anti-capitalistici, ecco invece che la vera rivoluzione si profila essere proprio quella capitalistica.
E se tanti pensano al capitalismo come ad una sorta di "anomalia" che sta distruggendo il mondo, esso al contrario sembra trasformarsi in un canone di normalità.
Tale situazione tuttavia cela evidentemente una serie di paradossi e di contraddizioni: proprio la struttura di senso del capitalismo si dimostra alla fine "patologica" per una sorta di eccesso di normalità e di sensatezza. L'esclusione quasi ossessiva del non-senso - esclusione peraltro non lineare ma quantomai complessa e decettiva - ci riporta ad una sorta di insensatezza o psicosi di "secondo grado", alla base di molte psicopatologie tipiche dei nostri tempi. Ci troviamo in altre parole nella condizione di vivere la nostra esistenza all'interno del "sogno di un Altro", immersi completamente in un immaginario che ha il solo scopo di occultare il carattere "finzionale" delle nostre costruzioni di senso e, in particolare, dell'intero sistema tardocapitalistico.