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Il libro che è nelle mani del Lettore gli fa intraprendere un viaggio. Un viaggio tra due logiche: l’una onnipresente ma sempre tirannica, l’altra nascosta ma sempre liberante. Queste due logiche (questi occhi diversi con cui può essere letto il reale) sono strettamente legate a due atteggiamenti di vita, a due scelte di vita: se scegliamo l’amore disinteressato come stella polare dell’esistere, la nostra conoscenza – la nostra logica (che non è mai neutra) – vedrà la realtà come frutto di un amore signorile, divino, come uno splendido dono con cui il Dio amante dell’uomo lo attira nelle sue reti di amore; se invece scegliamo l’attorcigliamento nel cordone ombelicale dell’ego, la nostra conoscenza – la nostra logica (che non è mai neutra) – vedrà la realtà come effetto di conflitti e di guerre, dove a sopravvivere sarà sempre il più forte e il più debole a soccombere, dove l’unica legge sarà l’utile proprio.
La Chiesa, con la sua teologia che è solo sperimentale, empirica, esperienziale, si pone precisamente come il luogo di grazia – l’utero battesimale – in cui la logica del “secolo presente” volontariamente si immerge e muore, per risorgere come logica del secolo venturo. Deponi nelle acque della Chiesa una logica – quella che guarda al mondo esclusivamente come a una macchina che si è fatta da sé e si evolve obbedendo alla legge della casualità, e all’uomo come quark che si uniscono per costruire atomi, molecole e cellule (come un esclusivo complesso di reazioni biochimiche) –, e ne indossi un’altra – quella logica che ravvisa nel mondo un gioiello, una creatura in cui vibrano i palpiti segreti di un Amore infinito, e nell’uomo un essere che ha, per archetipo, il Logos stesso di Dio e, per fratelli, i miliardi di volti che popolano la terra, concorporei e consanguinei tutti del Logos –.
L’Autore attraversa queste due logiche (logiche che lo hanno personalmente attraversato). Mette in luce, dell’una, l’attaccamento alla vita presente (alla “sopravvivenza”), un attaccamento che non riesce, però, a occultare tenebre e fetori mortuari; dell’altra, la follia della croce, della morte, del sepolcro (la follia di un Dio e di un io crocifissi), che però profuma e risplende di risurrezione.
Uno scontro tra Davide e Golia, lo scontro tra queste due logiche. Dinanzi ai sapienti e ai potenti che incarnano lo “spirito dei tempi” osano ergersi poche persone. Insignificanti, deboli, piccole. I santi. Santi che hanno una sola parola da mettere nella propria fionda e da lanciare dai propri angoli ignoti: Pasqua, e dunque una sola persona da additare ininterrottamente: il Logos Risorto, e una sola dimostrazione logica da esibire tacendo: la propria vita risorta, pasquale, che spande tenerissima luce. Con cui avvolgono tutti. Anche Golia. Anche coloro che credono di vivere tra i Lumi mentre sono pervasi dalle tenebre fitte della logica funerea del mondo.