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Nel semestre primaverile del 2010 veniva affidato al prof. Georgios Panagopoulos l’incarico di insegnare Storia della teologia occidentale presso l’Accademia Ecclesiastica Universitaria di Vella (Ioannina, Grecia). Nel contesto del nuovo incarico matura questo libro, pensato come manuale introduttivo a personalità e dottrine dell’Occidente medievale e protomoderno. Le figure emblematiche esaminate al suo interno sono Anselmo, Abelardo, Ugo e Riccardo di San Vittore, Bonaventura, Tommaso d’Aquino, Duns Scoto e, infine, Lutero. Di ciascuna, dopo rapidi cenni biografici, l’Autore presenta il pensiero, corredato da brevissimi estratti delle opere e da una bibliografia selettiva. Ma ciò che rende di particolare interesse, specie per un lettore occidentale, il “manuale”, è il confronto continuo e serrato che esso instaura tra il modo di teologare prevalso in Occidente (e i suoi risultati) e il modo di teologare proprio dell’Oriente ortodosso (e i suoi risultati). Un confronto che il prof. Panagopoulos, richiamandosi alla scintillante espressione di Gregorio di Nazianzo, condensa nella distinzione/opposizione tra un teologare “alla maniera di Aristotele” e un teologare “alla maniera dei Pescatori” (piscatorie et non aristotelice). Il libro diventa, per chi in Occidente lo legge, specchio per un’autocoscienza maggiore conseguita, precisamente, grazie agli occhi di un “altro”. E strumento per conoscere quegli occhi e la loro visuale teologica. Esso può divenire, così, tessera preziosa nel mosaico sempre in fieri del dialogo inter-ecclesiale. Il “manuale” è completato da un’appendice: un testo risalente ad anni più lontani e relativo alle cause storico-dogmatiche dello scisma tra Ortodossia e Chiesa di Roma. “Molto significativo”, è stato giudicato in Grecia il presente volume al suo apparire, “perché fa comprendere, da un lato, la teologia occidentale” come si è sviluppata nel Cattolicesimo e nel Protestantesimo, e, dall’altro, “la teologia patristica, accolta dalla Chiesa ortodossa, confessata nel simbolo della fede, letta nei pronunciamenti dei concili ecumenici e cantata nei tropari liturgici” (metropolita Ierotheos Vlachos).