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Il peccato originale è la tesi di laurea di Romanidis presso la Facoltà teologica dell’Università di Atene (1957). Provvidenzialmente giunta in un periodo nel quale la teologia ortodossa greca aveva perso la sua identità e seguiva moduli e schemi occidentali (periodo di «cattività babilonese» della teologia ortodossa, lontana dalla sua vera patria, i Padri della Chiesa), l’opera ha talmente segnato l’ambiente greco – sia i discepoli di Romanidis sia i suoi avversari – che alcuni hanno potuto parlare, in relazione alla Grecia, di un’epoca teologica “prima” di Romanidis e di un’epoca “dopo” Romanidis. Il peccato originale, esaminato entro i confini temporali che vanno dal Nuovo Testamento a sant’Ireneo (senza tralasciare la testimonianza sussidiaria di grandi Padri greci posteriori), diventa, nel libro di Romanidis, l’occasione per andare al cuore delle differenze tra Occidente e Oriente nella comprensione di Dio, del mondo e dell’uomo. Si tratta, dunque, di un’opera letteralmente illuminante: «La conoscenza è sempre lo strumento indispensabile e previo per l’avvicinamento ed il dialogo. E deve sempre portare all’avvicinamento e al dialogo» (dalla Presentazione di G. Karalis).