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«Quando ho preso in mano per la prima volta – ora benedetta! – la Dogmatica del compianto p. G. Romanidis, ho esclamato spontaneamente: “Si tratta di una Dogmatica di altro genere”. Questo è esattamente ciò che ho ripetuto, prendendo in mano, giorni fa, la Dogmatica del mio esimio collega, il professor Vasileios Tsigkos, che è stato così gentile da inviarla alla mia pochezza. E ciò perché anch’essa continua il contributo di p. Romanidis al superamento della scolastica, che aveva dominato le nostre Facoltà teologiche a causa della quasi assoluta autoconsegna nostra, anche nel campo della teologia, alla “madrepatria universale” (Kostis Moskof), l’Europa.
Il nuovo lavoro di Tsigkos, che sarà il suo manuale di insegnamento per il Dipartimento di Teologia pastorale dell’Università di Salonicco, è retto da un principio basilare: “Riteniamo – scrive – che sia diventata, oramai, imperiosa la necessità di un rinnovato approccio e di una rinnovata disamina dei temi trattati dalla dogmatica della Chiesa ortodossa… I dogmi… mirano a portare l’uomo alla creazione di rapporti di amore e di comunione con il Dio trinitario, con il prossimo e con l’ambiente in cui egli vive e si muove. Per questo sono ritenuti indicatori sicuri del cammino nella vita in Cristo che è propria della Chiesa, attraverso le fasi ascetiche della purificazione, dell’illuminazione e della divinizzazione, sicuramente e sempre con l’aiuto di un padre spirituale esperto e capace di discernimento”. Egli si muove, così, nell’area più centrale della tradizione ortodosso-patristica e il suo discorso emana il profumo della nostra teologia esicasta. Rimane, in particolare, fedele, alla “salda unità e correlazione esistente tra dogma, ethos e culto”. Il culto, del resto, della nostra Chiesa è, in fondo, l’eterna scuola del Popolo di Dio, che offre quotidianamente la possibilità di “cantare” la nostra fede […].
L’illustre collega accoglie giustamente la caratterizzazione patristica della Chiesa come “ospedale spirituale” e centro di cura, rinnovando il percorso tracciato, in anni recenti, da p. Romanidis ed estendendolo all’ambiente accademico. Secondo Tsigkos, “la principale ragione dell’esistenza della Chiesa è la guarigione delle ferite causate dal peccato”. Per questo i guariti – cioè i santi – conoscono bene e valorizzano pienamente la terminologia medica, ma soprattutto il metodo e le fasi della cura dell’uomo”. Egli sottolinea giustamente che “il metodo sicuro della teologia, quale interpretazione della retta dottrina, è quello empirico, esperienziale. Questo, del resto, è stato il metodo degli Apostoli, dei Padri e dei concili ecumenici e, in generale, di tutta la vita della Chiesa”»
(p. Georgios D. Metallinos, autore – per i tipi di Asterios, nel 2018 – del volume: Storia e Teofania).