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Nelle scuole l'errore spesso è segnato con la matita rossa ed è talvolta oggetto di vergogna e discriminazione.
La nostra società, a cominciare dalla scuola, per troppo tempo ha considerato l'errore come qualcosa di sbagliato, di cui vergognarsi, da correggere per fare ciò che è giusto.
Questo approccio negativo ha purtroppo effetti molto reali nella nostra vita di ogni giorno: negli ospedali si moltiplicano gli errori medici, senza dimenticare i disastri delle crisi finanziarie.
Una pedagogia dell'errore vuole affrontarlo, fin dalla scuola, come uno stimolo prezioso, non solo per chi lo ha commesso ma per tutto il gruppo. In un quadro di didattica costruttivista, esplorativa e partecipata, l'errore diviene una vera porta per la conoscenza, uno strumento privilegiato per affrontare la costruzione comune di saperi, la condivisione di pensieri e di approcci (anche insoliti) ai problemi. Solo attraverso la valorizzazione delle diversità, delle non linearità di pensiero è possibile attivare la mente multiculturale, davvero indispensabile alla nostra società del futuro. Solo attraverso una partecipazione attiva al processo di conoscenza, che consideri senza timore l'esplorazione e i possibili errori, è possibile costruire reali competenze, trasversali, trasferibili e antifragili.