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In questo universo, tutto è stato battezzato nelle medesime acque medicinali, che sgorgano dal santuario (Ez 47): dal Diouomo levato in alto, sul Golgotha. In questo universo, tutto è stato immerso «nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo», Trinità indivisa, Unità inconfusa. In questo universo, tutto riemerge – dal lavacro di rigenerazione – accordato, affratellato, congiunto. Ognuno degli elementi elencati – che plasmano e strutturano l’essere e l’agire dei discepoli dell’Agnello – si trova pericoreticamente nell’altro: non li puoi separare e, al tempo stesso, non li puoi confondere. E pulsa della medesima vita: un medesimo Spirito lo genera; un medesimo Pane lo nutre; un medesimo Sangue lo irrora. Tutto, qui, ha la luce consolante dell’unico Paraclito. Tutto, qui, ha la fragranza dell’unico Pane della vita. Tutto, qui, ha l’ebbrezza dell’unico Calice della salvezza. E proclama – ciascun elemento con la sua lingua, ciascuno con il suo strumento – il medesimo Vangelo: «Il Signore è Dio e ci è apparso» (è sempre Epifania); e: «La morte è stata vinta» (è sempre Pasqua). E addita il medesimo cammino: «Quando giungerai all’amore, sarai giunto a Dio». E intona il medesimo inno – il medesimo canto dei viandanti – al «Dio ineffabile, inconcepibile, invisibile, incomprensibile, che sempre è e sempre è lo stesso», e all’«abbondanza della misericordia» che Lui, l’Amico dell’uomo, il Filantropo, riversa teneramente sull’uomo. Tutto, qui, ti invita alla verità...