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Il libro: «Il canto del cigno di un prete carismatico» (K. Delikostantis): è esattamente questo il presente testo di padre Michail Kardamakis, di cui l’Autore non è riuscito a vedere la stampa, perché pubblicato, in Grecia, nel 2009, a un anno di distanza dalla sua morte. Un canto… Un canto sul «mistero dei misteri» (Simeone di Tessalonica); sull’«apice di tutti beni» (Nicola Cabasilas); su quella che l’Autore stesso definisce «la manifestazione continua della Chiesa e, attraverso di essa, del Regno – nella storia e per la storia –»: un canto sull’eucaristia. Un canto che, dopo un’introduzione, si articola nei seguenti capitoli, dai titoli di per sé già illuminanti, già iniziatici: «Evento universale»; «In rendimento di grazie a Dio»; «Con tutti i santi»; «Mensa nuziale»; «Comunione al fuoco»; «Bellezza celeste»; «Andiamo in pace». Un canto alla Chiesa e alla sua liturgia, che costituiscono insieme, indissolubilmente, «il corpo della verità di Dio nel mondo», una verità che si dà a conoscere, però, non nei segni di forza o di potenza di Dio, ma nell’amore sacrificale di lui: in un Corpo dato, in un Sangue versato… Un canto a quella suprema realtà che rivela la Chiesa (e sempre così la rigenera) come cuore amante che insaziabilmente si immerge nel fuoco dell’amore dell’Amato, per ardere di quel medesimo amore e trasfigurare, con esso, ogni minuscola tessera di mondo e di umanità. Un canto che prende anche in esame, en passant, le stonature o le storpiature che l’eucaristia – la quale è, sic et simpliciter, «l’identità della Chiesa» – ha conosciuto e conosce: quando viene ridotta, pietisticamente, a un fatto individuale e privato, a uso e consumo del singolo, o quando, socialmente, viene convertita in un fatto formale, utile alla compagine statale e alle sue autorità, con la maschera di maestosità e di solennità, di spettacolo e di immagine con cui la si agghinda. Dimenticando il suo nucleo di fuoco: «il seme e la fiamma della verità, che libera la storia dall’assurdo o dal demoniaco, cioè dall’inganno o dalla menzogna, aprendola alla perfezione escatologica, all’unico vero Dio». L’eucaristia – lo sottolinea con forza padre Michail –, nella sua vera verità, ci battezza davvero «nel fuoco e nella luce della Croce e della Risurrezione»; ci unge davvero «con i soffi e le fiamme dello Spirito della Pentecoste»; ci fa concelebrare davvero «il miracolo della santità sacrificale e dell’amore santificante»; ci fa invocare ed attendere davvero «il Regno di Dio nel cuore del mondo». Cosa dunque ricercare di più? Cosa bramare di più? Quando «non è possibile andare oltre, né aggiungere nulla» (Nicola Cabasilas) all’eucaristia…